sabato, agosto 27, 2005

Francesco Osloan Network

Per tutti quelli che se lo fossero perso, per tutti quelli che ci vogliono ancora sghignazzare sopra ecco la prima puntata del Francesco Osloan Network!


La Fays Production
Presenta:
Francesco Osloan Network
Castaway in Oslo

1 giorno
8 agosto 2005 ore 19.51

Cari amici che leggerete queste pagine, non so effettivamente quando le leggerete perché qui a Oslo non si usano le prese come in Italia (amara sorpresa) e il mio computer, che avrebbe dovuto avere autonomia per 15 minuti, ha tirato le cuoia dopo 2 minuti, lasciandomi nel baratro della cultura chirografica.
Ora, a meno che questo diario non decida di abbandonarmi pure lui (ma non lo farà: lo tengo stretto), vi racconto ciò che vi sembrerà uno dei miei soliti romanzi, ma non lo è. E’ realtà. Purtroppo. Meno male che c’è il lieto fine!
Tutto è cominciato questa mattina, quando, dopo varie traversie che non sto qui ad elencare perché non sono niente rispetto a ciò che segue, alle 11.40 mi sono imbarcato al gate B19 di Fiumicino per arrivare a Oslo. Al freddo e al gelo! Macché, qua fa caldo come a Roma (più o meno).
Comunque dopo un viaggio nel peggior posto dell’aereo (corridoio vicino all’ala) sono arrivato puntualissimo all’aereoporto di Oslo (ore 15.35), da lì dovevo arrivare a Kringsjå, il college dove devo alloggiare e per far ciò occorreva 1 prendere il trenino per la Oslo central station che furbescamente non si chiama così sui cartelli ma con un nome impronunciabile 2 prendere la subway n.3 per arrivare a Kringsjå. Ma su tutto ciò incombeva un’ombra: le 17.00, un orario che non dimenticherò più: a quell’ora tutto sembra arrestarsi e la reception chiude.
Allora ho fatto una corsa sovrumana per arrivare al trenino. L’ho preso. E’ partito alle 16.06 e mi ha mostrato panorami magnifici e fiumi azzurri più del cielo. Dopo 20 minuti siamo arrivati alla stazione e lì per fortuna i cartelli erano più comprensibili e così sono arrivato alla metro. Sorpresa! Non c’è un binario per ogni linea, ma arrivano tutte sulla stessa puntualissime (max un minuto di ritardo).
Alle 16.46 ho preso la metro e alle 17.01 ero alla stazione di Kringsjå. Lì ho faticato come un dannato per portare giù le valigie per delle scale di acciottolato scivolose per la pioggia (!!!) dove ho bestemmiato in gaelico antico. Dovete sapere, infatti, che io avevo una valigiona di una grandezza sovrumana, il mio zaino di Mary Poppins stracolmo, la borsa pesante del computer e il marsupio.
Arrivo alla reception. E’ chiusa. Sono le 17.10. Urlo. Intorno a me non c’è nessuno, nessuno accoglie la mia disperazione. Affianco c’è una porta aperta. Entro. Un operaio sta lavorando con la musica a palla nella orecchie. Ottenuta la sua attenzione gli vomito la mia disperazione addosso e lui mi dice che lì non c’è più nessuno. Ma cazzo! Sono le 17.10! Se l’ufficio chiude alle 17.00 questi il tempo per prepararsi e uscire…10 minuti ci mettono, no? Esco. Non c’è nessuno. Poi un ragazzo! Mi fiondo addosso a lui come Babbo Natale addobbato a festa e gli chiedo informazioni. Mi dice che è naturale che sia chiuso tutto: sono le 17.12! Ma dannazione vorrei gridare io! Gli chiedo se c’è qualcuno con cui parlare. No dice lui. Gli chiedo un posto dove andare a dormire. Boh dice lui. Dopo 10 minuti di silenzio imbarazzato mi chiede se voglio dormire nella sua cucina. Mi piacerebbe dirgli di sì ma mi sembra una domanda retorica così declino l’invito. Alla fine mi dice di chiamarsi qualcosa con la M., io gli dico il mio nome e lo saluto.
Morale della favola ritorno alla metro. Kringsjå è fuori Oslo. Non c’è niente intorno, quindi non ho altra scelta. Sconcertantemente due ragazzini sui 14 anni mi chiedono come si usa la macchinetta per i biglietti in norvegese. Gli dico che non so il norvegese e me lo ripetono in inglese. Gli stavo per ridere in faccia, una risata isterica, liberatoria, invece gli dico che non lo so. Forse stavano scappando da casa…
Prendo la metro. Torno alla stazione centrale e cerco l’ufficio informazioni. La stazione pullula di italiani disperati. Sono sconvolto. Arrivo all’ufficio informazioni dove c’è una fila con i numerini come dal fornaio. Io sono il numero 621 (un numero fortunato in una giornata di merda). Arriva il mio turno e mi accoglie la copia dell’assistente biondo di Pellicani. Una pagnotta per favor…no scusi mi sa indicare un ponte dove dormire? Il tizio sembra non sapere dove si trova, dopo 2000 minutimi dà il nome di un posto, io provo a chiamare ma non mi rispondono, intanto lui mi continua a riempire di depliant. Ma dove li ficco che sono pieno come un uovo di struzzo siberiano? Nel BIP!!! Chiedo alla collega e mi dice di andare in quel posto senza problemi, non capisco se mi abbia mandato affanculo o cosa ma me ne vado.
Vado a fare il biglietto e aspetto un’altra fila di bigliettini. Due baguettes…cioè no, un biglietto per sto posto qua. Mi dà il biglietto. Binario 7. Vado. Aspetto. Arriva il treno con un controllore che sembrava un misto di Polar Express e Harry Potter. Arrivo nella stazione dimenticata da dio. Salgo dozzine di scale con le lacrime agli occhi maledicendo la Norvegia, l’Erasmus, La valigia, il mondo, l’universo e cose così. Sono intanto le 19.00. Mi avvio lungo la strada indicata dalla mappa. Un bivio: una strada a sinistra in salita e una a destra in discesa. Non soffermandomi sui possibili caratteri politico-metafisici della cosa vado a sinistra continuando a bestemmiare e quasi piangendo. In cima alla salita mi accorgo di essermi perso. Urlo.
Fermo una macchina e gli dico che dovrei andare in questo posto. Il tizio gentilissimo insieme ad un bambino di cui non ho ancora capito il sesso mi dà un passaggio. Scopro che il posto era lontanissimo. Per fortuna il tizio non era uno stupratore del bosco. Mi chiede un po’ di tutto, io nicchio, insomma arriviamo all’ostello. Lo ringrazio come se fosse un angelo e entro nel complesso.
Alla reception mi fanno firmare i moduli mentre un uccelo rimasto intrappolato svolazza qua e là per la hall. Mi danno la mia chiave. Stanza 203. Secondo piano. Apro la porta. 1 rampa di scale. E’ l’ultimo sforzo mi dico, dai che ce la fai! Arrivo nella stanza. Butto tutto e finalmente vado in bagno (l’ultima volta alle 10.00 di questa mattina) sono le 19.30. Mi butto in camera distrutto. Chiamo a casa, poi scrivo queste pagine. Ora mangerò il panino, poi leggerò HP 6, poi a nanna. Domani mattina proverò a tornare a Kringsjå, ma questa volta in taxi. A presto per le novità, baci Francesco a pezzi…(ore 20.26)

Ore non so tipo 21.35

Aggiornamenti.
Non poteva finire tutto in pace, no? Infatti poco fa mi ha chiamato Graziana per sapere le novità e le ho vomitato la mia disavventura addosso (sì anche a lei, ok?) poi mi sono accorto che ho lasciato il carica batterie del cell a casa e tra l’altro non ho più soldi. Decido di mettermi al letto, vado per chiudere la finestra che era aperta e una cascata di acqua mi investe come un fiume in piena bagnando il pigiama, la poltrona, i vestiti per domani, la sedia, il pavimento. Ora sono abbarbicato sul letto. Sotto di me il lago. Fra un po’ la valigia si tarsformerà in un’arca di Noè per gli scarafaggi. Ragazzi che avventura…

22.15

Questa giornata sembra non voler finire più. Stavo cercando di addormentarmi ( più per non pensare più a niente che per sonno) quando ha cominciato a suonare l’allarme antincendio e sono dovuto correre giù in pigiama…santo cielo…spero di riuscire a dormire ora…buonanotte!
PS le acque si stanno ritraendo…