lunedì, settembre 12, 2005

Il caldo abbraccio del Grande Nord

Questo è l'articolo che ho scritto per il giornale dell'univerità!

Il caldo abbraccio del Grande Nord
Sensazioni di un mese in Norvegia


Oslo, Norvegia. Prima associazione: freddo. E’ questa l’idea che mi ha accompagnato in volo verso l’Erasmus e poi giù dall’aereo per scoprire che le cose erano diverse. Il sole caldo illuminava l’acqua cristallina del fiordo e creava delicate ombre lungo le forme sinuose delle statue del Vigelandpark. Il mio sguardo si va ampliando mentre conosco sempre più le abitudini dei discendenti dei vichinghi. Che i norvegesi siano persone singolari non c’è dubbio, a cominciare dalla loro lingua, impronunciabile per un italiano, con lettere bizzare quali å, ø, æ. Profondamente diversi da noi sono nell’estrema cura dell’ambiente e nell’educazione e rispetto delle regole e della puntualità. Nonostante ciò non sono affatto freddi, anzi disponibilissimi sono sempre pronti ad aiutare l’italiano in difficoltà. Forse ai nostri occhi possono apparire un po’ troppo silenziosi, quando li si vede aspettare zitti la metropolitana, e decisamente isolazionisti, quando ci si accorge che non vogliono assolutamente entrare nell’UE dopo aver conquistato l’indipendenza dalla Svezia appena un secolo fa. Ma il sabato sera o mentre assistono ad una competizione sportiva, la birra arriva a sciogliere le loro catene e prorompono in canti antichi che sembrano provenire direttamente dalle navi di legno che solcavano l’oceano. Senza dubbio studiare in Norvegia è un’esperienza unica: la mattina si è certi che la metropolitana arriverà nell’esatto minuto in cui dovrebbe e che giunti nell’immenso e splendido campus di Blindern si seguiranno lezioni interessanti che arricchiscono la mente e lo spirito. Solo una paura rimane: che, ormai abituati alle usanze locali, al ritorno a Roma si finirà sotto una macchina sulle strisce pedonali o a chiedersi che fine abbia fatto il 36 dopo averlo aspettato per più di mezzora. Ah, la potenza della cultura!