domenica, dicembre 11, 2005

Francesco Osloan Network #28


La Fays Production
Presenta:
Francesco Osloan Network
Castaway in Oslo

125-126 giorno
10-11 dicembre ore 1.12


Tragicamente bella. Come una tempesta che si abbatte sugli scogli. Come la luce che taglia le montagne innevate. Come un albero che appesantito dalla neve si spacca e cade in un lago.
Questa giornata è stata tutto questo. Non esagero a dire che questa è stata una delle giornate più intense della mia vita, ricca di emozioni forti e contrastanti, l’amore per un luogo a cui ti sei affezionato quasi con rabbia e il sapere di doverlo abbandonare, di lasciare gli amici, i paesaggi, quel modo di vivere che era tuo ormai e che non potrai più sperimentare.
Parte del mio cuore si è ormai tinta dei colori della Norvegia e sarà così per sempre.
Ma come al solito andiamo con ordine.
Questa mattina, mentre il cuore batteva all’impazzata pensando a ciò che mi aspettava, ecco che sul computer mi spunta la viaggiatrice nordica: Laura. E’ tornata. Piangiamo telematicamente per un quarto d’ora perché lei continua a dirmi: "Mi sei mancato" e poi giù a piangere. Ci siamo visti per pranzo da lei con i suoi genitori e Graziana, ci hanno raccontato avventure incredibili. Stavano in un paesino 100 km a nord di Trondheim e c’erano -10 gradi! In questa casa norvegesi in cui bisognava per forza tenere tutte le luci accese e questi che mangiavano cose assurde…
Poi c’era l’amica di famiglia, quella di cui ho parlato l’ultima volta, che sosteneva che una volta ad un convegno aveva incontrato un pittore che non dipingeva più e lei gli ha detto di continuare e gli ha commissionato un quadro. Allora questo ha finito un quadro incompiuto del tempo dei Medici e così questa tizia ha capito che lei era la reincarnazione di una donna che al tempo dei Medici era rimasta vedova e aveva acquisito un grande potere politico. Così poi aveva commissionato a questo pittore un quadro ma lui non l’aveva finito e ora finalmente avendo reincontrato la sua reincarnazione gliel’aveva fatto finire! Poi da lì aveva visto gli angeli e via dicendo…
Dopo questi sconcertanti racconti siamo andati tutti a cambiarci e io mi sono vestito da matrimonio: completo nero, camicia bianca e cravatta (quella che mi ha regalato Alessandra, che lei definisce normale…(grazie Ale!))
Anche Laura e Graziana si sono messe in tiro e siamo andati a prendere la metro. Siamo arrivati a NationalTeatreet e poi da lì fino alla Oslo City Hall, ovvero il Radhus, il municipio. Ci siamo avviati verso l’entrata consci del nostro valore e abbiamo fatto per entrare. Uno dei numerosi poliziotti lì presenti ci ha fermati dicendoci che non era ancora tempo. Ok, allora giretto ad Aker Brygge e dopo a vedere il pattinaggio su ghiaccio a Stortinget. Poi siamo tornati alla Oslo City Hall e in pochi istanti eravamo dentro la magia: il Premio Nobel per la Pace.
La sala delle feste è favolosa, bellissima, davvero. Ci siamo seduti abbastanza davanti senza smettere un momento di ammire e scattare foto. Poi una signorina ci ha detto di spostarci che quei posti erano occupati e allora non so bene come ma siamo finiti in terza fila. Tutt’intorno a noi c’erano giornalisti. Wow.
La nostra tensione era palpabile, eravamo emozionatissimi! Poi quando è arrivato Mohamed ElBaradei, il vincitore di quest’anno per il suo impegno come direttore della International Atomic Energy Agency (IAEA), tutti sono scoppiati in un caldo applauso. Era emozionatissimo anche lui.
Così siamo andati in diretta in onda sulla CNN e in mondovisione. Che figata.
Questa intervista mi ha fatto capire svariate cose. Prima di tutto che il giornalismo americano è profondamente diverso da quello europeo e da quello italiano in modo particolare. Sono molto sensazionalistici, c’è sempre questa voglia di far vedere le scene più atroci e crudeli e di rigirare il dito nella piaga. Anche i giornalisti sono molto più emotivi e prendono forti posizioni.
Poi l’intervista in sé è stata molto bella, perché all’inizio le domande e le risposte erano semplici e di rito, poi si è entrati nel succoso e si è cominciato a parlare di Iraq, di Iran e lì è scoppiato il putiferio. Il presentatore, Mr. Jonathan Something, all’inizio ci aveva detto: "So che quest’uomo e la sua agenzia sono degli eroi e eroine, ma per favore anche se vi sentite di farlo non applaudite."
Ma come si fa a non applaudire ad un uomo che Bush ha cercato più volte di far cacciare ma che invece è rimasto e si è battuto per mostrare che in Iraq non c’era nulla di atomico? Vari applausi sono arrivati irrefrenabili.
Poi il laureato (così si chiama il vincitore) ha fatto alcune battute divertenti quando Mr. Something gli ha chiesto: "Ma come si è sentito a contraddire l’uomo più potente del mondo?" e lui "Ho fatto il mio lavoro!" ma si vedeva che voleva strizzare l’occhio al pubblico! Bellissimo…
Poi la questione dell’Iran, molto spinosa, su cui ci si è soffermati a lungo con Mr. Something che continuava a chiedergli: "Come lo fermiamo?" come se si aspettasse che lui dicesse "Non certo con un’altra stupida guerra."
Comunque alla fine è stata un’emozione incredibile.
Siamo rimasti lì il più a lungo possibile, facendo foto sulle sedie dove erano loro, al podio del Nobel e cose così, poi siamo andati via, felici di ciò a cui avevamo assistito.
Siamo tornati a Kringsja e mentre Laura e co. Preparavano la cena, io sono andato a cambiarmi l’abito da matrimonio perché dopo dovevo andare alla festa di scherma e non mi sembrava il caso di andare vestito così (o meglio non sembrava a Laura e Graziana, ma vabbè).
Abbiamo cenato con tortellini in brodo e cosine varie, poi sono uscito per andare a prendere la metro. La festa era alle 19.30. Ho preso la metro alle 21.17. Italiano.
La festa di Natale, questa la definizione migliore che ne avevo avuto, si teneva in un edificio di Blindern dove non ero mai stato al dodicesimo piano. Sono arrivato lì e la porta era chiusa. Ho provato in tutti i modi fino a che ho trovato un cartello che diceva di chiamare Junjie, il leader di scherma, per essere aperti. Ma mentre lo chiamavo una ragazza mi ha aperto. Allora sono salito al dodicesimo piano, ma era tutto chiuso! Ho chiamato Jiunjie, ma prima non mi sentiva, poi non mi ha risposto più! Io ero sconvolto, non sapevo che fare, sono sceso giù per chiedere a qualcuno, ma l’unica ragazza che ho trovato ha detto che non aveva le chiavi. Come faccio?
Poi ecco al rivelazione: l’ascensore dal piano 12 stava scendendo. Jiunjie stava arrivando. E quando la porta dell’ascensore si è aperta……era lui! Vestito in panciotto! "Mioddio, cosa ci fai vestito così?" gli chiedo e lui "Perché oggi è una ftyttfuyyugiugiu" io "Cosa???" e lui "E’ una ggiguigiugiuui" "oooooook" "E’ una festa tipica di Natale norvegese, devi essere vestito molto elegante."
E lì mi sono sentito crollare il mondo addosso. Sono entrato nella sala e tutti, tutti erano vestiti ipereleganti, con vestiti da sera, smoking, abiti lunghi…E IO MI ERO CAMBIATO APPOSTA!!!
Sconvolto li trovo tutti seduti ad un lungo tavolo che cenano. Non dirò mai più che i norvegesi non sanno organizzare le feste.
E’ stato bello, molto, ho parlato con molti amici e anche con gente che non avevo mai conosciuto. Poi c’era questa musica allucinante e ad un certo punto…LUI! FINALMENTE! SNAPPY! Ora dovete sapere che sono 5 mesi che Frederic va avanti a canticchiare sta canzoncina tedesca che fa Ich bin Snappy…ecc. Dicendomi che è una canzone per bambini che ha avuto un successo clamoroso in tutta Europa…tranne che in Italia. E io non l’avevo mai sentita e stasera finalmente eccola lì. Terrificante. Meglio le tagliatelle di nonna Pina. Definetely.
Poi uno dei ragazzi grandi, uno di quelli che mi stava più simpatico perché quando giocava a hockey prima di scherma era davvero un assatanato ma sempre restando con una calma flemmatica, ha cominciato a suonare il sax! Wow amazing…
Ho conversato con tutti quanti davvero, sono tutti simpatici, cercano sempre di farmi sentire a mio agio parlando in inglese e traducendomi tutto…Infatti alla fine quando è arrivato il tempo dell’ultima T-bane e ho dovuto salutarli ho fatto un piccolo discorso all’italiana per ringraziarli per tutto ciò che avevano fatto per me, per quello che mi avevano insegnato, per la loro infinita disponibilità. E allora il suonatore di sax ha cominciato a suonare "Lui è un bravo ragazzo…" E lì mi sono commosso…
E’ stato terrificante, atroce, doverli salutare. Mi ero affezionato a loro anche se non ci siamo frequentati tantissimo, ma davvero la loro gentilezza nei miei confronti è stata enorme, mai nessuno si era mostrato così aperto con me fin dall’inizio e per di più in un paese straniero. Mi mancheranno molto, davvero.
Mentre andavo verso la T-bane con alcuni di loro non mi sembrava vero che stava finendo tutto. Non è possibile, davvero in venti giorni abbandonerò la Norvegia?
Rimasti solo io e Vegard (o qualcosa del genere) sulla metro abbiamo continuato a chiacchierare un po’. Lui si è appena trasferito a Kringsja. E’ uno dei ragazzi più simpatici ed è stato il mio traduttore automatico per molte lezioni. Scopro che ha 31 anni. Shock, ne dimostra molti di meno.
Scendiamo a Kringsja e chi incontro? Quello che io e Fred di comune accordo abbiamo cominciato a chiamre "That fucking bastard of Are". Proprio lui che dopo essere stato il mio coinquilino per tre mesi non è venuto più a salutarci. Ha detto che viene domani. E chi ci crede? Sembrava davvero scocciato di avermi incontrato, non era l’Are che avevo conosciuto, forse era anche un po’ ubriaco, ma mi ha dato una bruttissima sensazione. Tra un po’ di difficoltà ho preso il suo numero di telefono. Mah, si vedrà.
Saluto Vegard davanti al suo building. Che tristezza…
Torno a casa tra l’entusiasta e il depresso.
Forse non tutto è finito: due ragazze mi hanno chiesto l’e-mail stasera, forse posso ancora combinare qualcosa prima di andare…salutarli un’ultima volta ancora…
Scrivo queste pagine senza voler andare a dormire. Domani un’altra giornata di Norvegia andrà via. Spero sarà come questa: tragicamente bella. Come una tempesta che si abbatte sugli scogli. Come il lago ghiacciato che conserva i ricordi, le emozioni, i pensieri e non li lascerà mai andare…e neanche io…